In pro dell'antitetanica

Ultimamente mi capita di trovare articoli scritti da Tetyana Obukhanych, la quale si dichiara oppositrice della vaccinazione antitetanica; questo sito smonta le sue credenziali accademiche, e questo mi basterebbe, ma risponderle mi dà la possibilità di parlare della mia famiglia.

Per prima cosa, il nome “Raffaele” mi è stato dato in ricordo di un fratellino di mia madre morto appunto di tetano.

Come può averlo preso? Le famiglie di mia madre e di mio padre vivevano in un piccolo paese della Sardegna, Sarule, e come molte altre del paese vivevano soprattutto di pastorizia.

Non è che a Sarule ci fosse un’igiene degna della città di Zurigo: per esempio, molte persone il porcile lo tenevano in un angolo del cortile, cosa vietata dal sindaco solo pochi anni fa.

Non è che dopo l'ordinanza i maiali se li siano mangiati tutti: sono stati trasferiti (con le loro mosche) nelle campagne, dove continuano a ... riciclare tutto il rifiuto organico del paese, senza praticamente lasciarne per la raccolta differenziata!

E chi aveva bambini piccoli teneva sempre in cortile una capretta per allattarli - la Nestlé non è diventata grande grazie a noi; mia madre raccontava che la loro capretta aveva imparato a salire sulla culla di un altro mio zio (tuttora in vita) ed a mettergli le tettine in bocca per nutrirlo!

Poi, ovviamente, si tenevano cani e gatti per difendersi dai ladri e dai topi. I linguisti si sono divertiti a notare che i sardi barbaricini non chiamavano i loro animali per nome, bensì dicevano "Té, té" ai cani e "Mùssi, mùssi" ai gatti. Lo faceva anche il mio nonno materno.

Non è che di questi animali si occupassero solo gli adulti: mia madre raccontava che già a cinque anni doveva andare a raccogliere l’erba per le capre, ed a mio padre è capitata una cosa buffissima che i suoi coetanei (ormai quasi novantenni) continuano a raccontare.

A sei anni di età (quindi nel 1935) lo misero in groppa ad un asino, insieme con due gran recipienti per il latte – lui doveva condurre l’asino da Sarule ad un ovile vicino ad Orotelli (circa 22 chilometri di strada carrozzabile; Google è riuscito ad individuare un sentiero che riduce il percorso a 17 chilometri, e forse a mio padre ne avevano insegnato uno ancora più breve), far riempire di latte (di pecora, presumo) i recipienti, e riportare asino e carico al paese.

È vero che in una società povera anche i bambini dovevano dare il loro contributo alla sopravvivenza, ed anche un bambino piccolo e gracile poteva condurre un asino, ma sospetto che avessero fatto quello che chiamo il "ragionamento del capo scuderia": un bambino di sei anni pesa circa 20 Kg, un adulto almeno 60 Kg, e la differenza era tutto carico utile in più da mettere in groppa al povero asino.

E l’asino di mio padre era un’asina - che si mise una volta a partorire sulla via del ritorno!

Mio padre si chiamava Giuseppe - si potrebbe dire che era il suo destino aiutare una partoriente in circostanze perlomeno insolite (cfr. Luca 2:6-7).

Mio padre, ancora bambino, non aveva ovviamente idea di quello che stava accadendo, cercò aiuto dappertutto, ma le campagne sarde non sono abitate come quelle venete, e quando rassegnato tornò dall’asina, vide oltre a lei il puledro.

Quella volta non lo rimproverarono perché aveva fatto tardi, come invece era capitato altre volte che si era messo a giocare con altri bambini lungo la strada!

Cosa è successo esattamente a mio zio mia madre non l’ha detto, ma lei ha sempre avuto paura che mi pungessi con un chiodo, e vedete che per un bambino piccolo le occasioni di toccare escrementi animali e magari di pungersi o graffiarsi subito dopo, senza saper pulire la ferita (e magari senza sapere quanto fosse importante) non mancavano!

Può anch’essere ragionevole dire: “Se vi ferite, lavate la ferita con abbondante acqua ossigenata per ammazzare il Clostridium Tetani, ed immunoglobuline e vaccino non vi servono”, ma chi non ce l’ha a disposizione cosa fa?

Qualche mese fa sono riuscito a farmi mordere dal mio cane - ha una storia abbastanza particolare, e se vi capitasse di incontrarlo fareste bene a mantenere le distanze, perché la sua specialità è mordere chi si prende troppe confidenze.

Non sono stato molto bravo a pulirmi la ferita, e mi sono fatto portare da mia moglie al pronto soccorso. Lì mi hanno risparmiato l’antirabbica (so quant’è fastidiosa perché me l’hanno fatta circa trent’anni fa), ma mi hanno medicato e somministrato le immunoglobuline, e dopo un mese ho ricevuto il richiamo dell’antitetanica.

Per dieci anni il mio cane può mordermi come più gli piace, senza che io mi chieda se non ha annusato una merda di troppo quando l’ho portato a passeggio! È importante per mia moglie, è a suo modo affettuoso, ed anche se ha ormai 14 anni lo devo trattare bene.

Ecco, chi dice di non ricorrere all’antitetanica presume un paesaggio urbano in cui il rischio di una ferita infetta è scarso ed è facile applicare le contromisure.

Non tutti vivono in questa situazione.

Raffaele Yona Ladu


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