Benedetto … Che rende diverse le creature

Le benedizioni sono un complesso capitolo della liturgia ebraica, e qui mi occupo sinteticamente di questa:

“Benedetto sii Tu, SIGNORE Dio nostro, Re dell’Universo, che rende diverse le creature”.

L’occasione per pronunciarla è quando si incontra per la prima volta un essere di aspetto stupefacente; tra costoro vengono annoverati le scimmie, gli elefanti, e le persone con disabilità congenita e visibile.

Molti ebrei con disabilità si risentono quando viene pronunciata questa benedizione, perché, anche se si astiene dal giudizio, finisce comunque con l’etichettarli; altri ebrei invece l’hanno rivendicata con orgoglio, ritenendo esclusivamente divina la capacità di fare tante persone diverse a partire da un’unica coppia di progenitori.

Nel “Sefer Ha-Aggadah = Il Libro delle Leggende. Leggende dal Talmud e dal Midrash”, pubblicato nel 1911 dal poeta Chayim Nachman Bialik (1873-1934) e dall’editore Yehoshua Chana Ravnitzky (1859-1944), si trova un delizioso commento a Genesi 12:2-3:

“2 io farò di te una grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione.

3 Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà, e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra”.

Quando così Egli si rivolse ad Abramo, a tutte le benedizioni elencate nei libri di preghiera ebraici, e personificate come angeli, parve il momento giusto per gareggiare nel rendere omaggio all’Eterno.

Tutte si diedero da fare, ma quella che davvero Lo fece contento fu quella di cui sto parlando, che ebbe la bella idea di citare il Salmo 104:24 [103:24 secondo la Bibbia CEI]:

“Quanto sono numerose le tue opere, SIGNORE!

Tu le hai fatte tutte con sapienza;

la terra è piena delle tue ricchezze.”

Un’altra benedizione, che si dava tante arie perché recita: “Benedetto … Che sconfigge i nemici e fa svanire i peccatori”, e va pronunciata almeno tre volte al dì (non solo in occasioni particolari, dunque), protestò: “La benedizione ‘Benedetto … Che rende diverse le creature’ vale sia per i giusti che per i peccatori, per la bellezza e la bruttezza, per la vittoria e per il dolore. Ma che santificazione del Tuo nome è?”

Ma l’Eterno sorrise e rispose: “Lo sapevo e la perdono”.

Per gli ebrei ortodossi cambiare la liturgia è molto difficile, e gli ebrei con disabilità hanno deciso allora di incoraggiare i loro correligionari a riflettere sul significato più profondo di questa benedizione, che non vuole stigmatizzarli come scherzi della natura, ma come uno dei tanti esempi della diversità che Dio ha voluto donare al mondo.

Non conosco ancora ebrei ortodossi che abbiano sviluppato una teologia della “neurodiversità”, ma penso che potrebbero benissimo partire da questa benedizione; in quanto tale, non ha valore normativo, ma suggerisce agli ebrei che pensare di Dio e del creato.
Raffaele Yona Ladu
Ebre* umanista gendervague

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