Obá, l’AsperOrixá

Mi spiace non poter descrivere in poche righe la religione Ifà praticata dagli Yoruba in Nigeria e Benin, e le religioni afro-latine che ne sono derivate, tra cui il Candomblé in Brasile, il Vudù ad Haiti, la Santerìa a Cuba; vi riferisco solo un loro mito, che riguarda l’Orixá (dio o dea) Obá; uso qui l’ortografia portoghese, per cui la “x” si legge “sc” come in “scena”.

Secondo il mito, l’Orixá Xangô aveva tre mogli: Obá, Iansã, ed Oxum; un detto inglese dice che il plurale di sposa è spezie, e ne fece le spese Obá. Oxum un giorno si coprì le orecchie con una bandana, e mise a bollire dentro una zuppa due funghi africani che somigliano tanto ad un padiglione auricolare; fece poi credere ad Obá che quei funghi fossero le sue stesse orecchie, e che la zuppa con quelle orecchie fosse il piatto preferito di Xangô.

L’ingenua Obá si lasciò ingannare, si mozzò l’orecchio come avrebbe fatto poi Van Gogh, e lo servì al marito dentro la zuppa. Xangô non apprezzò il piatto, e quando seppe cos’era accaduto si infuriò sia con Oxum che con Obá, mettendole in fuga. Le due donne divennero delle Orixá e si trasformarono negli omonimi fiumi africani, che confluirono, ed a ricordo della loro inimicizia, nella confluenza le acque ribollono ed è pericoloso guadarle.

Simili macchinazioni non le fanno ai neurotipici, ma agli Aspie. Le tre mogli di Xangô rappresentano tre sfaccettature della femminilità, e di Obá si dice che lei esprima la passionalità sofferta di chi si sente incompresa e deve continuamente lottare per avere ciò che brama, tant’è vero che viene raffigurata con la spada e lo scudo (che copre in parte l’orecchio sinistro mozzato), dotata di grande forza, ed alcuni tratti mascolini.

Gli Orixá si manifestano quando, nelle loro feste, i loro fedeli ballano in trance; la danza di chi esprime Obá non è “agile ed aggraziata” (M. Punzo) come quella di chi esprime altre Orixá, ma “dura, rigida e marziale” (M. Punzo) – esprime solo un diverso carattere, od un impaccio motorio simile a quello di un Aspie?

Obá viene considerata una delle Orixá più antiche, talvolta è identificata con Iyàmì, la Grande Madre primordiale, ed è ritenuta custode di grandi misteri, che riguardano soprattutto la femminilità. Lei è la signora di ciò che può rendere tanto infelici quanto creativi – non è solo una vittima.

Se la diagnosi di Asperger applicata a questa figura mitologica è corretta, chi nega che l’autismo sia condizione umana universale ed innata si trova nell’imbarazzo di spiegare come mai era nota ai creatori del mito di Obá. Non lo si è potuto datare, ma la tratta degli schiavi, svoltasi tra il 16° ed il 19° Secolo EV, lo ha trovato già pronto.

Per le notizie su Obá devo ringraziare Marcella Punzo (autrice del libro “Le grandi madri del Brasile”, pubblicato da Editori Riuniti), e Rosamaria Susanna Barbàra, (curatrice del libro “Storie di Bahia”, pubblicato da Oscar Mondadori).

Raffaele Yona Ladu

Ebre* umanista gendervague

Soci* di Autistic Self-Advocacy Network

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