L'AsperFamiglia Martin - 3/3 - Thérese

Gesù si è degnato di istruirmi su questo mistero: mi ha messo davanti agli occhi il libro della natura e ho capito che tutti i fiori che ha creato sono belli, che lo splendore della rosa e il candore del giglio non tolgono il profumo alla violetta o la semplicità incantevole alla pratolina … Ho capito che se tutti i piccoli fiori volessero essere rose, la natura perderebbe il suo manto primaverile, i campi non sarebbero più smaltati di fiorellini”. (Storia di un’anima, Manoscritto A, 2v° - d’ora in poi i tre manoscritti dell’opera sarano citati come SA-A, SA-B, SA-C)

Thérese Martin (1873-1897), ultimogenita di Luis e Marie-Azélie Guérin, entrò nel Carmelo Scalzo di Lisieux nel 1888 con il nome di Teresa del Bambin Gesù e del Volto Santo, fece la professione solenne nel 1890, fu proclamata Venerabile nel 1921, Beata nel 1923, Santa nel 1925, Patrona delle Missioni nel 1927, Dottore della Chiesa nel 1997.

La sua specialità, quella attribuitale come Dottore della Chiesa, è la “scientia amoris = la scienza dell’amore”, ma la citazione in esergo della sua autobiografia potrebbe tranquillamente qualificarla come la “santa della neurodiversità”, visto che ne ha illustrato magistralmente la premessa.

Quest’autobiografia permette di diagnosticarla già dalle prime pagine – Thérese cita diverse lettere della mamma per illustrare la sua prima infanzia, e la prima (di Marie-Azélie Martin, la mamma, alla figlia Pauline del 05/12/1875 – LF 147), citata in diversi punti dell’autobiografia, è particolarmente significativa:

La bambina è una birichina senza uguali, viene ad accarezzarmi augurandomi la morte: ‘Oh! Come vorrei che tu morissi, povera Mammina mia! …’ La si rimprovera e lei dice: ‘Ma è perché tu vada in Cielo, dato che tu dici che bisogna morire per andarci’. Allo stesso modo augura la morte a suo padre quando è nei suoi eccessi d’amore!” (SA-A, 4v°).

Avere un’idea geniale (a due anni!), ma comunicarla con tanto grande mancanza di tatto, fa subito pensare alla Sindrome di Asperger (e per fortuna che l’avevano anche i suoi genitori, che altrimenti non avrebbero creduto che lo dicesse senza malizia!); la seconda citazione della lettera dice:

(…) Sono obbligata a correggere la piccolina che va in furie spaventose quando le cose non vanno secondo le sue idee, si rotola per terra come una disperata credendo che tutto è perduto; ci sono momenti in cui è più forte di lei, ne è soffocata. È una bambina molto nervosa; però è molto cara e intelligentissima; ricorda tutto” (SA-A, 8r°).

Una mamma che prima di Thérese ha già avuto otto figli si rende conto che questo non è un banale capriccio infantile: Thérese non sta manipolando la mamma, ma è vittima di qualcosa di “spaventoso” che a momenti “è più forte di lei, ne è soffocata”, e le fa credere che “tutto è perduto”.

Questo mi pare un vero “meltdown” autistico, in cui il soggetto viene sopraffatto da una percezione sensoriale eccessiva, da un’emozione che non riesce a regolare, da un malessere fisico che non sempre gli è possibile descrivere, ed “esplode” come un reattore nucleare senza raffreddamento.

Ulteriore conferma la possono dare altri episodi della sua autobiografia: il sonnambulismo è più frequente nelle persone nello spettro autistico; e tutte le volte che da bambina cade (nel secchio d’acqua per stirare, nella cenere del camino spento, ecc.) sembra in conseguenza di attacchi epilettici (il 50% delle persone dello spettro ne soffre); la disgrafia (difficoltà a scrivere) e la discalculia (difficoltà a far di conto) sono disturbi dell’apprendimento comuni nelle persone Asperger (li ho avuti anch’io).

La stessa Thérese ammette di aver sofferto nel 1883 di una “malattia nervosa” (SA-A, 27r°-31v°) mentre la sorella Pauline entrava nel Carmelo, di cui attribuisce l’insorgenza al demonio e la successiva guarigione al sorriso della Madonna; si tratta con ogni evidenza di una regressione, che potrebbe essere di origine nevrotica, ma anche psicotica.

Ambo le ipotesi sono state formulate [1, 2], ed i suoi tratti autistici le davano delle caratteristiche di personalità [3] che si ritrovano più facilmente nelle persone che finiscono con l’esperire una regressione schizofrenica: rigidità, interessi ristretti, scarso adattamento alla vita, rendimento scolastico insoddisfacente (dopo che Céline ebbe lasciato l’abbazia benedettina in cui studiava, anche Thérese lasciò quella scuola per ricevere lezioni private).

Credo che oggi Thérese riceverebbe, ai sensi del DSM-5 [4], una diagnosi di “disturbo dello spettro schizofrenico non specificato”: l’unico sintomo prettamente psicotico che lei descrive è la “catatonia”, ovvero l’immobilità senza paralisi, ma da solo non basta per una diagnosi di schizofrenia vera e propria – e per guarire dalla schizofrenia un miracolo ci sarebbe voluto davvero! Ora si possono in molti casi controllarne i sintomi, ma la guarigione non è prevista per nessuno.

Dopo quell’episodio, Thérese si lamenta di essere malata di scrupoli (tanto poco fondati che la sorella Marie esigeva di vagliare i peccati di cui Thérese voleva accusarsi prima della confessione vera e propria; non la credo una procedura teologicamente fondata, e la troverei anche umiliante, ma dà l’idea della serietà della situazione – SA-A, 39r°, 39v°, 41v°) ed ipersensibile (ovvero, si metteva a piangere per ogni minuscola mancanza di riguardo verso il prossimo, e poi ricominciava perché si rendeva conto che non era il caso; il pianto dirotto non è un “meltdown” autistico vero e proprio, ma una versione più evoluta –SA-A, 44v°) – anche della “guarigione” da ciò viene dato il merito all’intercessione della Madonna.

Queste cose si possono attribuire a tratti ossessivi, che cominciano ad esprimersi tipicamente tra la fine dell’infanzia e l’inizio dell’adolescenza, e si accompagnano spesso ai disturbi dello spettro autistico (e mia moglie, parlando di me, fa notare che sono spesso più fastidiosi dell’autismo stesso). Ci sono delle cure, ma Thérese poté contare sul fatto che non rappresentavano un disturbo ossessivo compulsivo vero e proprio (molto tenace), ma apparivano in un quadro autistico, sotto forma di “interesse speciale” per la perfezione morale, che può mutare spontaneamente nel tempo - forse anche grazie alla presa di coscienza che ipersensibilità e scrupoli non aiutavano né il prossimo né lei.

Ed infatti, dopo essere “guarita” dagli scrupoli e dall’ipersensibilità, ella concepisce un nuovo “interesse speciale”, da manuale, per le scienze e la storia (SA-A, 46v°-47v°) – di cui si rammaricherà perché si tratta di discipline inutili per una monaca contemplativa (Teresa Benedetta della Croce invece otterrà una dispensa per dedicarsi a filosofia e teologia), e che considererà occasione di mortificarsi (studiando meno di quel che vorrebbe) e non di crescita.

Mi spiace notare che in questo momento Thérese consideri segno di imperfezione proprio ciò che esprime la sua “neurodiversità” e cerchi di contrastarlo, anziché chiedersi in che cosa potrebbe aiutare la sua vocazione. Scienze e storia consentono di apprezzare meglio il creato, e non per nulla lei parla di questo suo interesse speciale prima di descrivere il pellegrinaggio a Roma del 1887 per rendere omaggio a Papa Leone 13°, in cui ebbe la possibilità di ammirare capolavori della natura e dell’arte prima di immergersi nella clausura carmelitana.

Ci sarebbero altre prove a sostegno di una diagnosi di autismo ad alto funzionamento; credo però che sia più utile chiedersi in che cosa codesto autismo l’abbia aiutata a foggiare la sua “piccola via”.

Non dovrebbe essere necessario, ma lo preciso: se la “piccola via” è opera di una persona autistica, questo non la squalifica e non la rende inadatta ai neurotipici – allo stesso modo in cui l’essere la Teoria della Relatività opera di un ebreo Asperger come Albert Einstein (1879-1955) non ne fa “scienza giudaica” o “scienza autistica” che i gentili ed i neurotipici non devono usare!

Nell’autobiografia di Thérese mi ha colpito la contrapposizione che appare alcune volte tra la “legge del timore” e la “legge dell’amore”. Applicarla alla rivelazione ebraica ed a quella cristiana era lo standard del cattolicesimo pre-Nostra Aetate, e perciò la trovo fastidiosa; ma è anche un’utile chiave di lettura dell’evoluzione interiore di Thérese.

Ho visto il sito [5], opera di una congregazione battista americana che cerca di spiegare i problemi che possono avere i ragazzi Asperger in una comunità di fede; il sito è fatto bene, ed anche i non-battisti possono trarne profitto, ma vorrei tradurvene un paio di paragrafi:

Alcuni ragazzi con la sindrome di Asperger possono persistere in pensieri negativi e nei loro sensi di colpa quando riflettono sul concetto di peccato. Ho una paziente di una famiglia cattolica che continuava a rimuginare e si turbava così tanto quando si rendeva conto di aver fatto qualcosa di sbagliato che di solito finiva con l’avere un grosso ‘meltdown’. In seconda elementare lei avrebbe dovuto confessarsi per la prima volta, ed i genitori erano preoccupati di come se la sarebbe cavata. Katie Wetherbee stava già lavorando con la famiglia su dei problemi educativi, ed insieme con i catechisti della sua chiesa fu messo a punto un piano che prevedeva che la ragazza si recasse dal confessore con una lista di tratti di carattere e comportamenti su cui voleva lavorare … per lei una soluzione ideale.

Gli adolescenti con la sindrome di Asperger possono essere più riluttanti a tentare nuove discipline spirituali e sono a rischio di sviluppare una spiritualità che con il tempo può diventare meccanica e ritualistica. Possono diventare eccessivamente legalisti nella loro fede. Le discipline di gruppo probabilmente creeranno più disagio di quelle solitarie”.

La bambina che rischiava il meltdown ogni volta che scopriva in sé una colpa somiglia all’“ipersensibile” Thérese, ed il rischio che una persona autistica veramente sviluppi una spiritualità meccanica, ritualistica e legalistica, basata sulla “legge del timore”, come la Thérese che segnò con autistica perseveranza sul quadernetto delle devozioni (come raccomandava la teologia dell’epoca) 1949 atti di virtù e 2773 giaculatorie [6] - c’è. Secondo me, però, Thérese, “uscendo dall’infanzia” e transizionando verso la “legge dell’amore”, ha mostrato che le persone autistiche hanno già in sé le risorse per evitarlo od uscirne.

Della spiritualità delle persone autistiche si è occupata Olga Bogdashina [7], la quale individua nelle persone autistiche la tendenza a provare empatia non solo verso gli altri esseri umani [8], ma anche verso gli animali [9], e gli esseri inanimati. La Bogdashina cerca di evitare il problema “Dio”, e descrive una spiritualità più panteistica che teistica, evidenziando la capacità delle persone autistiche di sentirsi unite con tutto l’universo, attraverso quattro tipi di sensibilità: alle sensazioni, alle emozioni, alle cognizioni, alla spiritualità.

Thérese ammette in SA-C, 30v°-31r°, di avere un udito ipersensibile, ed in SA-C, 20v°-24v° mostra come lei avesse un talento straordinario per capire e ben indirizzare le emozioni delle consorelle, soprattutto le novizie. Dal punto di vista cognitivo, il talento principale delle persone autistiche è il rinvenire connessioni inaspettate tra le cose, e perciò eccellono nei paragoni arditi, che sono quelli con cui Teresa illustra la sua “piccola via”, paragonandosi al “giocattolino” di Gesù, che egli bucò [nella dura prova dell’udienza presso Leone 13°] per vedere com’era fatto dentro (SM-A, 64r°-64v°).

Per quanto riguarda la sensibilità spirituale, vi cito alcuni brani (non troppo lunghi, per non annoiare e non violare il diritto d’autore – Thérese avrebbe apprezzato [SA-C, 18v°-19v°]) delle pagine 56 e 57 del libro della Bogdashina, a cui rimando per approfondire:

[p. 56] (…) Schneider cita la Bibbia (Matteo 18:3) dicendo che non possiamo accedere al Paradiso a meno che non diventiamo come bambini. [p. 57] (…) Come Schneider, molti altri individui autistici sembrano mantenere questa curiosità e l’apertura al mondo tipica dei bambini. (…) Contrariamente alla visione tradizionale secondo cui le persone autistiche hanno difficoltà o sono incapaci di comprendere le nozioni spirituali e religiose, a causa delle loro differenze nello sviluppo sensoriale, percettivo, cognitivo e linguistico, le esperienze religiose e spirituali sembrano aversi più facilmente negli individui con autismo. Alcuni sviluppano ‘un dono spirituale’ e quello che Stillman chiama ‘la connessione con Dio’. (…) Abe Isanon definisce la spiritualità come lo spirito con cui ci rapportiamo alla realtà concreta e (…) egli specifica che ‘la spiritualità dell’autismo e delle condizioni associate è, in essenza, una spiritualità liberatoria, una spiritualità che cerca di dare un senso non solo alla vita della persona con autismo ma anche a quella di chi se ne prende cura’. Un tema centrale della spiritualità della liberazione è ‘vivere con Spirito’ o, come dice Sobrino, essere-umani-con-spirito, rispondendo alle crisi e portando speranza nella realtà concreta. (…) Nei suoi tre libri dedicati alla spiritualità nell’autismo, Stillman (2006, 2008, 2010) fornisce numerosi aneddoti illustrando le caratteristiche di connessione o dono spirituale autistico, come la consapevolezza amplificata, la gentilezza innata e la ‘squisita sensibilità (la capacità di percepire tutte le cose viste e non viste)’; per alcuni ‘queste benedizioni sono venute nella forma di Doni dello Spirito”.

Credo che ci siano molte cose in comune tra la spiritualità autistica così descritta e la “piccola via” teresiana; se aggiungiamo il fatto che le persone autistiche hanno un sé meno coeso e meno delimitato delle neurotipiche, e più facile a provare esperienze di unione con una realtà transpersonale, possiamo capire queste due celeberrime citazioni di Thérese: “Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa e questo posto, o mio Dio, sei tu che me l’hai dato: nel Cuore della Chiesa, mia Madre, sarò l’Amore! … Così sarò tutto … Così il mio sogno sarà realizzato!!! …” (SA-MB, 3v°), “Ho sperimentato che l’unica cosa necessaria era di unirmi sempre più a Gesù e che il resto mi sarebbe stato dato in aggiunta” (SA-MC, 22v°).

Penso che la spiritualità carmelitana attiri le persone autistiche, ma ci voleva Thérese per tradurre le loro qualità spirituali in una via di santità aperta a tutti.

Shalom u-verakha le-kulan u-le-kulam = Salute e benessere a tutte e tutti.

Raffaele Yona Ladu

Note e link:

[1] L’edizione del libro “Storia di un’Anima” che sto consultando (Roma, 2016 : Edizioni OCD), a pagina 90 dice a nota 89: “ (…) Secondo il dottor Gayral, si trattava di una nevrosi, in seguito a sei mesi di angoscia: ‘Vivendo nell’impressione di essere abbandonata dalla sua seconda mamma, ella è caduta in una condotta di regressione infantile per farsi coccolare come un bebé’ (rivista Carmel, 1959/II, pp. 81-96)”.



[4] Il manuale diagnostico e statistico ufficiale dell’Associazione Psichiatrica Americana, 5° edizione del 2013 – non ha valore ufficiale in Italia, ma i professionisti lo tengono comunque in gran conto.


[6] Luigi e Zelia Martin. Genitori degni del cielo / Vera De Dominicis, - Roma, 2015 : Editrice Shalom // pag. 218.

[7] Autismo e spiritualità. Psiche, sé e spiritualità in persone nello spettro autistico / Olga Bogdashina. – Roma, 2016 : Giovanni Fioriti Editore.

[8] Si è sostenuto in passato (vedi La Scienza del Male. L’empatia e le origini della crudeltà / Simon Baron-Cohen. – Milano, 2012 : Raffaello Cortina Editore) che le persone autistiche fossero prive di empatia. In realtà, occorre distinguere tra l’“empatia affettiva”, cioè il condividere lo stato d’animo altrui (gli autistici ne sono superdotati: si rattristano o rallegrano facilmente accanto ad una persona triste od allegra), e l’“empatia cognitiva”, ovvero il capire che cosa provoca in una persona uno stato d’animo particolare (gli autistici ne sono sottodotati; questo spiega le loro numerose gaffes, e li induce ad affidarsi in modo soverchio a regole rigide – più comprensibili per loro delle sfumature della mente umana – nelle interazioni sociali).

[9] Una delle persone autistiche più famose al mondo (tanto che bisogna ricordare che non tutte sono geniali come lei) è Temple Grandin, la quale attribuisce il suo successo nel progettare soluzioni per l’allevamento di animali da fattoria all’empatia che prova con loro – per cui intuisce istintivamente quello che li fa star bene o li fa soffrire.

Commenti

Post più popolari