Noterella sulla famiglia di Edith Stein (1891-1942)

Sto cominciando a leggere l’autobiografia [1] di Santa Teresa Benedetta della Croce (al secolo Edith Stein – 1891-1942), per vedere se lei era nello spettro autistico.

Dei suoi avi lei non dice nulla di particolare; il discorso diventa interessante quando parla della madre, Auguste Stein nata Courant:

"Ciò che irritava mia madre è il fatto che nessuna delle mie cognate avesse imparato a condurre un regime familiare ordinato. (...) Ella è tanto indulgente e disponibile nei confronti di tutti, quanto assolutamente intollerante rispetto a certi difetti del carattere: soprattutto la falsità, la mancanza di puntualità e l'orgoglio eccessivo". (p. 50/23)

Queste parole fanno pensare che Auguste fosse nello spettro, ma con una curiosa particolarità: di solito sono gli uomini autistici i maniaci del controllo, e le donne autistiche sono enormemente disordinate. Auguste aveva ereditato invece un tratto autistico “maschile”, che le giovò moltissimo quando rimase vedova e dovette proseguire l’impresa commerciale del marito (commercio di legname), e con essa pagare i debiti e mantenere 11 (undici) figli!

Però una madre autistica ha il 50% di probabilità di avere figli autistici, i quali sposano (nel 50%) dei casi persone autistiche – e se sono i figli maschi che sposano delle donne autistiche, è abbastanza probabile che esse abbiano la “femminile” “menomazione della funzione esecutiva” che ne fa delle donne disordinate che sono la disperazione della loro controllante suocera!

Edith mostra una certa antipatia verso la cognata Gertrude, che viene rimproverata di arrivare spesso a casa della suocera (e di Edith) troppo tardi per partecipare all’accensione delle candele del Sabato, con cui la padrona di casa ebrea accoglie la festività.

Il nipote di Gertrude, Gerhard, la difenderà dicendo che la nonna non tardava per indolenza, ma perché dava lezioni di musica o suonava in dei concerti – credo che qui ci sia un conflitto di “interessi speciali”, che può creare inimicizia tra le persone autistiche.

Auguste, come Edith, aveva un notevole interesse per la religione – nel suo caso, ebraica; il fatto che fosse fervente anche nella sua “germanicità”, nel suo sentirsi “tedesca” anche dopo l’inizio delle persecuzioni naziste, fa pensare che ella fosse interessata non solo al rapporto personale con Dio (l’aspetto “verticale” della religione), ma anche al far parte della comunità che una religione od uno stato creano (l’aspetto “orizzontale”).

Non deve stupire che Auguste potesse sentirsi ebrea e tedesca allo stesso tempo: gli ebrei hanno sempre praticato questo genere di appartenenze multiple (che non dovrebbero essere estranee ai cristiani, che “sono del mondo senza essere del mondo”), e solo gli antisemiti vogliono impedirglielo.

Gertrude invece aveva come “interesse speciale” la musica – Auguste ed Edith se la cavavano al pianoforte, ed altri parenti avevano dato prova di talento musicale, ma le due donne della musica non fecero mai un “interesse speciale”, e non concepivano la possibilità che essa fosse più importante del loro “interesse speciale”, ovvero la religione.

Non è mai una buona idea essere l’ostacolo tra un autistico ed il suo “interesse speciale” – minimo minimo, vi porta rancore; due o più autistici con diversi “interessi speciali”, per andare d’accordo, devono perlomeno impegnarsi a non far niente contro gli interessi speciali altrui [2].

Nel caso di Auguste e Gertrude, questo era impossibile [3], ed alla fine Gertrude rinunciò a venire a casa della suocera per la “Qabbalat Shabbat = Ricezione del Sabato”, perché era meno grave mancare del tutto che arrivare in ritardo.

Raffaele Yona Ladu

Note:

[1] Della vita di una famiglia ebrea e altri scritti autobiografici / Santa Teresa Benedetta della Croce. - Roma : Città Nuova Editrice ; Edizioni OCD, 2008. Nelle citazioni indico prima la pagina di quest’edizione, poi quella corrispondente nell'edizione tedesca detta ESGA (Edith Stein GesamtAusgabe) – per esempio: p. 50/23 significa “pagina 50 dell’edizione italiana, 23 di quella tedesca”.

[2] Ho una buona curiosità intellettuale che, salvo casi abbastanza particolari (non mi parlate di calcio, non mi parlate bene del fascismo), mi permette di essere attratto dagli “interessi speciali” altrui – non diventeranno i miei, ma mi aiuteranno a restare in contatto con queste persone.

[3] Questo anche perché la società dei gentili non è organizzata per facilitare l’osservanza del Sabato – in Israele invece le attività economiche e culturali cominciano a rallentare già nel primo pomeriggio di venerdì, in modo che al tramonto sia tutto concluso. Auguste era un'imprenditrice affermata, e pur nella Diaspora poteva permettersi di stabilire gli orari della sua attività in modo da rispettare pienamente il Sabato (però si alzava tutte le mattine dei giorni feriali alle cinque e mezzo - organizzarsi così le costava parecchio), Gertrude no.

Commenti

Post più popolari